2014
Arrivato da poco in tutte le librerie, “Ninetta e le altre. Cenerentola raccontata dalle mamme del mondo” è un testo più che particolare. Pubblicato attraverso il marchio editoriale Fralerighe, porta due grandi firme riconosciute nel panorama letterario nazionale. Stiamo parlando di Antonella Pirolo e dell’illustratrice Manuela Trimboli. Circa 80 pagine in cui la classica e ben nota figura di Cenerentola viene descritta in modo diverso e in lingue completamente differenti l’una dall’altra. Italia, Russia, Cina, Perù e altri paesi s’incontrano in un comune palcoscenico, rappresentato dalla vita quotidiana e dalle corpose difficoltà che, soprattutto le donne mamme provenienti da ogni parte del mondo, si ritrovano a dover affrontare. Attraverso la storia e le storie, le parole e le immagini del testo trasmettono estrema delicatezza e ci immergono pienamente nella sensibilità che bisognerebbe dimostrare verso l’Intercultura. Una parola che oggi spaventa non poco.
Per saperne di più e avere ulteriori curiosità in merito ne parliamo con Antonella e Manuela, rispettivamente autrice e illustratrice:
È senz’altro un lavoro particolare sul delicato tema dell’Intercultura. Da cosa nasce la voglia di volersi cimentare con esso?
Antonella: La voglia nasce dalla mia esperienza nell’ambito della didattica inclusiva ed interculturale che vede lo strumento della fiaba l’apice delle attività dedicate a percorsi educativi. Quando leggi la fiaba ad alta voce riesci a far entrare il bimbo più piccolo dentro lo scenario del racconto. Così entreremo dentro il villaggio africano così come sulle Ande del Perù o sul Kungo fiume cinese…Per i più grandi la riflessione sarà quella della valorizzazione dei saperi delle mamme del mondo, del loro patrimonio culturale e linguistico con cui attraverso questi racconti recupera l’identità e dignità costrette ad essere messe da parte.
Quale effetto speri riesca ad ottenere nei grandi e soprattutto nei piccoli?
Antonella: La didattica inclusiva attraverso questo lavoro serve a far capire che si può esplorare il mondo attraverso una fiaba nella considerazione che la diversità è portatrice di valori positivi.
Le illustrazioni a differenza delle parole, non hanno una traduzione. O comunque non è la classica traduzione letteraria. Come sarebbe possibile, secondo te, interpretare le varie immagini tenendo conto del paese? E che tipo di laboratorio pratico potresti suggerire?
Manuela: Questo è un progetto complesso che ha richiesto molto tempo di lavoro ed un lavoro di ricerca, sia individuale che condivisa, di quelle culture che abbracciano le cinque storie. Cinque donne che aprono le loro mani e ci parlano della loro terra attraverso una tra le storie più tradotte al mondo. Cinque donne per cinque Paesi differenti. Con modi di vivere, colori, anche climi diversi. Le illustrazioni dovevano esprimere ambientazioni, personaggi del tutto differenti tra loro ed entrare in sintonia con le parole di queste donne. Le storie , non a caso, sono da sempre strumenti fondamentali di conoscenza. Questo libro è stato pensato come strumento di conoscenza interculturale.
Per quanto riguarda i laboratori non posso svelare molto. Sto pensando, a tal proposito, ad un laboratorio inteculturale ad hoc, che, attraverso dettagli di immagini possa aiutare il fruitore a comprendere che ogni cosa ci parla di un luogo, di una tradizione, della cultura e della gente che ci vive ma anche che, per esigenze di vita, si trova a migrare e ad adattarsi ad un altro Paese, un’altra cultura.
È fonte di ricchezza, in questo tempo, grazie a presenze straniere nelle nostre città, conoscere, attraverso la viva esperienza di chi ci è accanto ma proviene da altri luoghi, quanta bellezza e quanta ricchezza c’è al di là del nostro Paese. L’uomo attraverso il pregiudizio crea confini e la Terra non ha mai avuto confini. Come non li ha il cielo. “Ninetta e le altre” ci racconta in chiave simbolica di tutto questo.