Intervista a Christophe Léon
11th Jul

2017

leon

Intervista a Christophe Léon

Christophe Léon è nato ad Algeri (Algeria) nel 1959. In Francia ha pubblicato più di 40 romanzi per bambini e ragazzi e ha ricevuto molti premi. Due suoi libri sono stati tradotti e pubblicati dalla Casa Editrice Sinnos di Roma, nel 2015 Reato di fuga e quest’anno Spazio aperto. Reato di fuga è stato premiato con l’Andersen lo scordo anno.

Quando cominci a leggere un libro di Léon ti aspetti sempre un colpo di scena.

1)   “Reato di fuga” e “Spazio aperto” sono due romanzi con dinamiche familiari particolari, in entrambi i protagonisti sono ragazzi le cui famiglie hanno rapporti complicati. E’ una scelta voluta?

In effetti, si tratta di una scelta vera e propria. In entrambi i romanzi le relazioni familiari nascono da situazioni conflittuali. In Reato di fuga, il figlio è confrontato con il diniego del proprio padre e deve imparare a conviverci, e ciò lo spinge a voler incontrare il figlio della vittima. In Spazio Aperto, la  situazione è ancora peggiore poiché il padre muore in condizioni particolari per delle ragioni che andranno a “interpellare” il figlio, da cui il suo desiderio di vendetta. André Gide, celebre scrittore francese del XX secolo, emise l’ipotesi, secondo me giusta, che non si scrivono buoni romanzi partendo da buone intenzioni. Penso che sia necessario, affinché la storia abbia un interesse, che i rapporti e le relazioni tra i  personaggi siano tesi dai fili di forze contrarie, che si oppongono e, perché no, si incontrano talvolta, come avviene per l’amicizia nascente tra i due ragazzi in Reato di fuga.

2)    Le storie che hai raccontato in questi romanzi hanno una parte di verità o sono totalmente inventate?

Per quanto riguarda Spazio aperto, la storia è palesemente inventata, ma partendo da un fatto reale che è il suicidio in azienda. In Francia, per diverse ragioni, la gente si uccide sul luogo di lavoro, soprattutto perché le pressioni subite sono divenute intollerabili. Il mio ruolo è stato quello di immaginare ciò che accade nella testa di un adolescente che apprende la morte di un genitore sul proprio luogo di lavoro. Si è trattato cioè di mescolare insieme una storia e un dato di realtà per pervenire a un racconto coerente.

Per Reato di fuga, è più o meno la stessa cosa, poiché i delitti stradali (con omissione di soccorso) sono frequenti. Partendo da fatti reali, volevo mettere in situazione un padre e un figlio, ma anche due adolescenti che vivono, ciascuno a loro modo, un dramma personale.

Credo che uno scrittore sia qualcuno che inventa delle storie vere e/o traduce delle realtà in finzione. Spesso, queste ultime si rivelano più vere della realtà stessa…

3)   Riesci bene a metterti nei panni degli adolescenti. Julia e Lewis sono molto diversi tra loro, a quale dei due ti senti più vicino?

Sono rimasto un grande adolescente… In effetti, penso che un adulto che non abbia conservato questa parte di adolescenza in lui non possa realizzarsi pienamente. È chiaramente più semplice per gli uomini, che rimangono per tutta la vita dei bambini cresciuti… o meglio per una buona parte degli uomini (gli altri fanno politica).

Non è difficile mettersi nei panni degli adolescenti, così come in quelli di un assassino o ancora di un animale, di un albero, di una donna, di un uomo, di un Marziano… Vi si entra abbastanza agevolmente dal momento che la storia raccontata diventa un po’ la nostra storia. L’autore ha tante vite quante quelle dei suoi personaggi. È volta per volta ciascuno di essi e lo è credendoci, altrimenti come potrebbe scrivere, vivere con loro, sentire ciò che loro sentono ?

Lo scrittore, credo, è un trasformista che cambia abito così come il serpente muta e cambia pelle.

In tale ottica, mi sento vicino sia a Lewis che a Julia, senza avere una preferenza per l’uno o per l’altra.

4)   La scelta di far innamorare la mamma di Lewis di una persona sia culturalmente che socialmente molto diversa ha una ragione?

Ancora una volta, le differenze di sesso, di età, di estrazione sociale, etc., rappresentano delle ottime incubatrici per un romanziere. Tali differenze producono delle tensioni, degli amori, delle relazioni di diverso tipo che permettono di tessere il filo della storia. Il mio unico lavoro consiste nell’effettuare delle scelte, incorporarle e legare insieme tutti gli elementi affinché la storia funzioni insomma far « monter la sauce », un pò come farebbe un cuoco. La scrittura può del resto essere paragonata alla cucina, occorre avere innanzitutto dei buoni ingredienti, anche se ciò non sempre basta per fare un buon « dolce »…

5)    Hai una famiglia numerosa, che rapporto hai con i tuoi figli?

Ho una famiglia, dei figli e delle figlie. Non sono certo che ciò “serva” al mio lavoro di scrittore. Con loro, sono un padre, e in quanto tale sprovvisto come tutti gli altri genitori dinanzi alla loro progenie. Mi piacerebbe che le relazioni con i miei figli fossero altrettanto facili da gestire che la scrittura dei miei romanzi. In realtà, penso di comprendere meglio gli adolescent dei miei libri che quelli che vivono ancora nella mia casa. Forse perché riesco a conservare nei romanzi una certa distanza con i miei personaggi, impossibile, invece, con i miei figli.

6)   A quando il prossimo romanzo tradotto in italiano? Ormai ci stai abituando bene.

Sì, amo molto l’Italia, e essere tradotto qui da case editrici tanto serie quanto cordiali come Sinnos e CameloZampa è una gran fortuna. È importante avere dei  buoni traduttori, e sia Federico Appel (Sinnos) che Sara Saorin (CameloZampa) sono non soltanto dei traduttori eccellenti ma anche delle persone adorabili che apprezzo molto.

Sono venuto diverse volte in Italia sia per incontrare giovani che per i vari festival. Sono sempre stato felice di parteciparvi e di interagire con i miei lettori. Oltretutto, così facendo, miglioro l’italiano che ho studiato a scuola e che è ancora piuttosto lacunoso..

Ci sarà un altro romanzo in effetti nel 2018, ma non dico di più, vedremo poi…

Per la traduzione delle risposte di Christophe Léon si ringrazia la Prof.ssa Domenica De Falco del Centro Leggimi Forte

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