2017
Con una scrittura lineare, essenziale, pressante, efficace, senza fronzoli ma tutto descritto con dovizia di particolari, Patrizia Ribaldi ci “fa raccontare” dai quattro protagonisti del libro “il proprio” viaggio in Cina e il ritorno in Italia: sembra un viaggio come un altro, invece questa esperienza stravolgerà per sempre le loro vite.
Quattro protagonisti Marino, un imprenditore romano edile senza scrupoli, Felicita, sua moglie sposa in bianco che intende reagire a questa condizione, Sergio un suo inetto dipendente e Na una ragazza cinese portata in Italia, racconteranno la storia vista dal proprio punto di vista con le proprie debolezze, le proprie paure, le proprie passioni, il proprio modo di fare. Questi racconti, che possono dirsi come un “ dietro le quinte” della storia principale, ci portano in altre storie, che il lettore non può assolutamente immaginare quando comincia la lettura del libro. A tratti è quasi un giallo con dei colpi di scena imprevedibili. Insomma “le storie nella storia” e Patrizia le ha tessute sapientemente dando a tutto una continuità e facendo si che il lettore si senta parte degli avvenimenti, al punto tale da non poter fare a meno di non arrivare alla fine. Il libro ti immette nel racconto già dalle prime pagine. La storia, raccontata da Marino, è quella di due coppie, che organizzano un viaggio in Cina; Marino parte già da casa con un’idea: portarsi in Italia una delle venticinque milioni di ragazze cinesi che non sono mai state dichiarate alla nascita. Così succede e quando tornano a Roma la vicenda è imperniata sui rapporti che Marino ha con Na e le sue successive vicissitudini ed intrecci affaristici. Intanto, ognuno di loro, Felicita, Sergio e Na, parallelamente al racconto di Marino, riempiono la loro vita con altri amori, tradimenti, vendette, sofferenze e intrighi che terranno viva l’attenzione del lettore. Ad un certo punto della lettura ci si può chiedere ma la napoletanità di Patrizia in questo romanzo dov’è? Con un altro colpo di scena, da giallista qual è, si rivela alla fine del libro. La storia è da leggere non da raccontare.