Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il Gattopardo raccontato a mia figlia di Maria Antonietta Ferraloro
17th Sep

2017

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Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il Gattopardo raccontato a mia figlia di Maria Antonietta Ferraloro

IL PRINCIPE – GATTOPARDO E I GIOVANI

 Nel panorama letterario   italiano Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il suo Il Gattopardo sono tra i più sottoposti a pregiudizi di fondo che ne inficiano la fruizione.

L’autore siciliano è nell’immaginario collettivo il nobile – arroccato nel suo mondo – al quale sul finire dei suoi giorni è riuscito il “colpo di fortuna”. Eppure, Tomasi di Lampedusa non ha fatto neppure in tempo a veder pubblicata la sua opera  più  importante (più importante, sì, ma non unica!).

Il romanzo, dal canto suo, viene spesso considerato anacronistico, inattuale sia nel contenuto che nella forma.

Ho accolto perciò con grande gioia la pubblicazione de Il Gattopardo raccontato a mia figlia, di Maria Antonietta Ferraloro (ed. La Nuova Frontiera junior, 2017).

Il racconto della professoressa Ferraloro, con un linguaggio semplice e una sintassi agevole, restituisce finalmente la giusta dimensione tanto allo scrittore quanto allo scritto. È una vera e propria dichiarazione d’amore, che trova però fondamento nel merito e nel valore indiscutibile di Tomasi uomo e scrittore.

È vero che, come scrive l’autrice, testi come Il Gattopardo possono apparire – a un primo impatto – poco “simpatici”; o, se vogliamo, come quei fiori d’alta montagna difficili da raggiungere. O, ancora, come un albero da frutto che necessita della giusta stagione per poter offrire i suoi frutti. Ma è pur vero che tanto la biografia di Tomasi di Lampedusa quanto il romanzo si rivelano attuali e adatti anche a un pubblico di giovani lettori.

Perché un giovane, dunque, dovrebbe leggere oggi Tomasi di Lampedusa e il suo romanzo, pubblicato nel lontano 1958 e collocato temporalmente nel cinquantennio che va dal maggio 1860 al maggio del 1910?

Innanzitutto perché racconta la storia sempre attuale di Iene-arriviste che prendono il posto dei Gattopardi-potenti di turno. In secondo luogo perché nel furore giovanile di Tancredi, nel suo opportunismo e nel suo trasformismo etico e politico vi è un egoismo che è quanto di più “giovane” possa esistere. La sua celebre frase “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” è l’emblema di un cinismo vitale, scaltro, che ritiene di avere nelle sue mani tutto il futuro. In questo senso, il gattopardismo parla la lingua dei giovani, ne tocca le corde più istintive.

Inoltre, la vicenda biografica di Tomasi di Lampedusa ci racconta di un uomo che ha nella letteratura e nella scrittura il suo sogno, per troppo tempo rimasto nel cassetto, ma infine preso in mano e realizzato. È dunque testimone della forza di un sogno. E il sogno è indubbiamente un tratto distintivo della giovinezza.

La Ferraloro ci racconta che il nostro principe-scrittore non smette di sognare e non smette neppure di cercare la bellezza del mondo, anche nei momenti più difficili della sua vita.

Ricerca la bellezza nei suoi frequenti viaggi, nel suo salotto culturale, nel suo volersi circondare di giovani, per i quali diventa un sapiente maestro.

Tutt’altro, quindi, che il letterato distaccato e arroccato in una sterile nobiltà. Tomasi di Lampedusa era ed è vivo. E il suo romanzo, alla soglia dei sessant’anni, ha attraversato il nostro tempo senza mai perdere la capacità di parlarci, di farsi ascoltare, di raccontare una storia lontana nel tempo, ma attualissima nelle dinamiche.

Caterina Brusca – I Ragazzi che Leggono Forte

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