FELICITA’ di Marika Borrelli – L’Iguana Editrice
4th Oct

2017

felicita

FELICITA’ di Marika Borrelli – L’Iguana Editrice

 

“Felicità” è il saggio di Marika Borrelli, attualissimo e al passo coi tempi già dal titolo che riprende l’uso degli hashtag che ormai invade i nostri social. 

 

Dov’è la felicità? Nei social, nell’amore, nel lavoro, nel denaro, nelle passioni, in un viaggio, in riva al mare, in una tazza di caffè o la si raccoglie col cucchiaino in un vasetto di yogurt? Forse la felicità la si raggiunge quando si capisce come raggiungerla e appunto, come recita il sottotitolo, “ognuno si merita la felicità che riesce a capire”.

 

Più di trecento pagine articolate in forma saggistica ma dinamiche: è un contino saltare tra i pensieri di Platone, Socrate, Kant, Popper, tra gli estratti di autori come Proust e Pessoa, tra piccole lezioni linguistiche come quelle di Tullio De Mauro o del The New Yorker fino ad arrivare alle statistiche del New York Times e agli articoli di Vogue.

 

Dunque l’autrice mette in gioco tutte le carte a sua disposizione trovando spunto anche nelle piccole cose che tocchiamo con mano tutti i giorni, ad esempio un “libercolo” regalato da IKEA, o facendo riferimento ad accadimenti non privi di pathos della sua vita passata.

 

Si può affermare senza dubbio che con l’avanzare della lettura è molto facile immaginare di avere un dialogo diretto con l’autrice stessa in quanto sembra quasi che oltre alla parte saggistica in sé il libro riservi ampio spazio ad una parte autobiografica nella quale è possibile scorgere con piacere quanto di umano ci sia in chi scrive. 

 

A tal proposito ci è stato possibile rivolgere qualche domanda a Marika Borrelli:

 

 - C’è nel saggio una reale differenza tra ‘felicità’ e ‘serenità’? La felicità sembra essere agli occhi di molti un qualcosa di molto lontano soprattutto perché la società attuale sembra essere legata a delle catene (internet, denaro, cose materiali) che purtroppo non fanno altro che spingerla via dal famigerato benessere.

 

Dipende. La serenità è la felicità mistificata. Oggi consideriamo felicità solo quella esplosiva spaccacuore.

 

La serenità non è abbastanza valutata come stato ottimale.

 

Al giorno d’oggi si cerca la felicità sensazionale. La vincita al lotto, il successo artistico improvviso, il Grande Amore bello ricco e assoluto.

 

Invece ho cercato di spiegare che c’è più felicità di quanto immaginiamo. Solo che non sappiamo riconoscerla abituati come siamo ai fuochi pirotecnici, ai colori abbaglianti, alle luci stroboscopiche.

 

Una felicità siffatta chiede sempre di più, il che è pericoloso.

 

 - È un tipo di felicità che sicuramente è legata all’epicureismo o allo stoicismo. Ma è possibile che un tipo di felicità così intesa oggi sia irrealizzabile? Marx spiegando il capitalismo disse che prima o poi un sistema del genere sarebbe collassato. Un collasso simile ce lo potremmo aspettare anche da questa grossa impalcatura di felicità artificiale e materiale che ci stiamo costruendo giorno dopo giorno?

 

Sì il collasso di un’impalcatura abnorme è possibile. Prendiamo ad esempio i rimedi per l’infelicità o la depressione, gli psicofarmaci. Anche lì l’abuso è pericoloso. Tant’è che sta prendendo piede il counselling al posto del prozac, la filosofia al posto della psicoterapia.

 

Non sono così pessimista. È vero che l’iphone è l’oggetto perenne del desiderio, ma oltre un certo limite (specialmente economico) il ridimensionamento dei desideri è obbligatorio. Si adotta, quindi, un reframing della situazione e si abbassano le pretese, si razionalizza la mancanza dell’iphone o della vacanza ai Caraibi.

 

Certo ci sta la Riccanza, i Rich and Famous, ma diventano, per fortuna, fenomeni da baraccone. Vedo in sempre più ragazzi una sorta di ripensamento sui valori del consumismo.

 

Non sono tutti così, per fortuna.

 

C’è ancora il fascino della minoranza, del no-logo, dell’anticonformista.

 

Può darsi che l’anticonformismo esagerato sia esso stesso un conformismo, perché tutto correranno ad essere più anticonformisti del vicino, ma il sistema trova sempre un suo equilibrio.

 

Il nemico della felicità è il concetto del ‘di più’, come lo ha espresso Paul Watzlawick: sei contento con un paio di converse? Bene, allora con due paia sarai più felice. E così via.

 

Lo stoicismo andrebbe spiegato meglio, perché soffre di un pessimo luogo comune che lo associa a valori attualmente un po’ obsoleti e opachi: la Patria, il Coraggio, lo spirito di abnegazione.

 

Anche l’Epicureismo va analizzato meglio nella società, perché parimenti soffre di un’incomprensione di fondo letale: il godimento, la crapula.

 

Al di là dei manuali di self help a base filosofica discorsivo-divulgativa, il mio testo analizza la vita quotidiana, cerca le situazioni vicine a noi e ha un unico faro: non prendersi mai sul serio.

 

 - In rapporto alla felicità quanto è importante l’errore?

 

Eh, l’errore ha due facce: chi ha commesso un errore può adottare una strategia pericolosa cercando di giustificarsi contro il mondo esterno che l’ha condotto ad agire male e chi invece usa l’errore e accumula esperienza.

 

Io la sera rido dei miei errori, mi serve a non farli diventare armi. Sono pochi i soggetti che sanno usare gli errori. Prevale l’errore arma-contro-il-mondo. È uno dei corollari dell’individualismo.

 

 - C’è stato il titolo di un capitolo su cui mi sono soffermata penso per almeno 10 minuti prima di leggere cosa ci fosse realmente scritto. Penso di aver fantasticato troppo su due parole: “felicità insopportabili”. Leggendo ho visto che contiene anche cose molto personali e toccanti. Nello specifico, posso chiedere come è nato quel titolo?

 

Allora, il tutto deriva da una frase detta da una mia amica che si sposò a 50 anni. Pochi anni fa. Mi raccontò che tante sue amiche rifiutarono di andare al suo mega matrimonio a Capri (neanche io ci andai).

 

Mi spiegò che aveva notato che non reggevano la sua felicità, di sposa tardiva ma innamorata come un’adolescente, con un marito perfino più giovane di lei.

 

Non volevano tradire il loro status d’insoddisfatte. Non potevano pensare che si potesse essere felici, felici per amore, felici sposandosi. Sicuramente, ragionando a freddo, c’era una grossa componente d’invidia.

 

Il titolo è il contrario del contenuto del capitolo: come ci sono infelicità che paiono insopportabili ma con cui si deve fare i conti, parimenti ci sono felicità insopportabili da cui invece si fugge.

 

Ovviamente le felicità da cui si fugge sono quelle altrui.

 

La faccenda è che al giorno d’oggi nessuno più crede ai lieto fine.

 

 Senza dubbio il tema della felicità fa da cornice a tanti altri temi: sono innumerevoli le riflessioni che ne scaturiscono. Ci sono interi capitoli dedicati al rapporto tra felicità e soldi, altri ancora parlano dalla felicità data dai social e qualche altro tratta della felicità che può o ci aspetteremmo che l’amore possa darci.

 

Pertanto, i social favoriscono l’alienazione dell’individuo? L’amore dà felicità?

 

 Marika Borrelli ci spiega:

 

 Féisbuk ed instagram sono innanzitutto dei mezzi anche se si prestano ad essere analizzati come deriva dei tempi e l’uomo è ancora sociale. Se così non fosse, féisbuk ed instagram non avrebbero senso. Sono mezzi di comunicazione/confronto/scelta/giudizio, tutte attività che implicano la presenza di altri addirittura di molti più altri che non le relazioni de visu. Indubbiamente, la raccolta di like rientra sempre nel concetto del ‘di più’: se oggi acchiappo 10 like al link del mio pezzo, domani ne desidererò 15, se ne prendo 5 la mia autostima verrà ferita. In ogni caso, i like li danno gli altri.

 

C’è uno studio (che ho analizzato in Come pesci nella rete) in cui si dimostra il valore dei social per la cura della solitudine, per aiutare l’autostima degli adolescenti disabili.

 

Il di più fa diventare instagram l’acido corrosivo dell’autostima delle ragazze, continuamente sottoposte al confronto.

 

Io uso pinterest quando sto giù con l’umore, per esempio tutte le foto belle di cibi, abiti, location, design, mi racconta di un mondo ancora piacevole.

 

 Poi ancora:

 

 Beh, il discorso sull’Amore è complicato assai. Il mio libro precedente cercava di analizzare le questioni attuali.

 

Si associa sempre la Felicità al Grande Amore, che non esiste.

Pasqualina Perrotta – Centro Leggimi Forte

 

 

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