2017
Intervento dell’alunna CRISTINA PANICO della classe 5BP del Liceo Serao di Pomigliano d’Arco. Insegnante Prof.ssa Brunella De Joannon.
IL CORAGGIO DI DON MILANI
Ho trovato molto interessante questo libro, perché ci fa capire in profondità Don Milani; una figura spesso stereotipata e strumentalizzata. Lo stesso Don Milani prima di morire espresse un pensiero per il futuro : “QUANDO SARO’ MORTO GLI INTELLETTUALI E I BORGHESI SI VANTERANNO DI AVER CONOSCIUTO DON MILANI . MA IO SONO BARBIANESE E I BARBIANESI VALGONO MOLTO DI PIU’ “. Dobbiamo ringraziare l’autore per questo libro, che ci offre un ritratto autentico di Don Lorenzo, perché lo ha conosciuto a fondo essendo stato uno dei sei ragazzi di Barbiana. Sono tanti gli episodi narrati dall’autore Michele Gesualdi sulla vita di Don Lorenzo , che ci fanno riflettere e che ci vengono esposti con una scrittura sobria e scorrevole, e per noi questo è stato un gran vantaggio. Essere allievo di Don Milani è stato certo un grande privilegio, e lo dobbiamo anche ringraziare di aver istituito la Fondazione Don Milani per mantenere vivo il suo insegnamento. La personalità di Don Lorenzo emerge in tutta la sua grandezza: le sue gioie, le sue sofferenze, le sue speranze e il CORAGGIO, il coraggio nell’affrontare un ambiente perlopiù ostile, da quello cattolico a quello sociale. E quello che più mi ha colpito è proprio IL GRANDE CORAGGIO di Don Lorenzo che da ragazzo, poi da giovane e poi da adulto affronterà molto prove dolorose, senza mai perdersi d’animo, con serenità e con grande forza spirituale. Lo stesso coraggio che avrebbe sicuramente mostrato nell’affrontare il carcere se la morte non lo avesse colto prima della sentenza di colpevolezza: era stato messo sotto processo per essersi scagliato conto la guerra e per aver difeso tutti quei ragazzi messi in prigione perché si erano rifiutati di uccidere.
CORAGGIO! E’ una parola che ripeterò spesso.
Poco più che ragazzo , la vita gli appare vuota e ha il coraggio di cambiare strada, rifiuta l’università e decide di dedicarsi alla pittura: sa di dare un dolore alla famiglia soprattutto alla madre (che comunque sempre lo sosterrà nelle scelte), ma riflettiamo su quanto coraggioci voglia per sostenere il peso della sofferenza che sente di aver dato ai suoi familiari!, ben presto si renderà conto che la pittura non gli basta e attraverso la lettura del Vangelo incontra il Dio dei Poveri e decide di farsi prete. Entra in seminario a 20 anni e qui’ affronta con coraggio l’ironia dei compagni che lo chiamano “il signorino convertito” e la diffidenza dei Superiori che dubitano sulle sue capacità di adattarsi alla nuova vita.
A Montespertoli senza perdersi d’animo organizza un doposcuola per i ragazzi delle famiglie povere; a Calenzano si impegna subito per costruire una scuola popolare per operai e contadini, una novità assoluta e difficile da capire per molti preti della zona. Ebbe coraggio di mettere insieme in canonica , seduti allo stesso tavolo , credenti e non credenti , militanti di partiti e sindacati diversi, contadini e operai, uniti dalla voglia di sapere e dal riscatto sociale. Qui Don Lorenzo ci fa riflettere su come a volte, magari inconsapevolmente, facciamo delle differenze tra noi giovani , abbiamo diffidenze verso determinate persone per esempio stiamo ad osservare chi indossa un capo firmato e chi no, chi possiede l’ultimo cellulare alla moda o altri beni materiali. Purtroppo dobbiamo pensare che spesso ci capita di anteporre le cose materiali ai valori della vita. Sempre a Calenzano, molti preti della zona, però, lo consideravano seminatore di discordie e si coalizzavano contro Don Milani. Ma con coraggio porta avanti la sua idea di cambiare la società, poiché sostiene che l’ingiustizia sociale prima di offendere l’uomo offende Dio. E che dire del periodo in cui D. Milani deve affrontare la malattia polmonare? Tutti ammirarono il suo coraggio di vivere in condizioni di povertà, vicino ai suoi fedeli, pensando solo a rassicurarli che la sua non era una malattia contagiosa. A volte, potremo aver vissuto una condizione di malattia e ce ne siamo vergognati, abbiamo avuto paura a parlarne invece l’esempio di Don Milani è illuminante in quanto ha affrontato con sincerità la sua malattia.
Intanto continua ad essere gettato fango su di lui: lo accusarono di essere fuori dal solco della Chiesa fiorentina, gli amici preoccupati, gli dicono di andare in Curia a difendersi ma lui con coraggio rifiuta perché dice che doveva essere la volontà di Dio a decidere se doveva restare parroco a Calenzano. Dopo la morte del Preposto nel 1954 Don Lorenzo fu esiliato a Barbiana, luogo definito da lui “dimenticato da Dio e dagli uomini”, anche qui sono tanti gli ostacoli che Don Lorenzo deve affrontare: diffidenze e osservazioni maliziose che lo giudicano in maniera sbagliata. Voglio ricordare, tra i tanti episodi significativi, uno in particolare: per tradizione la domenica a Barbiana partecipavano alla messa solo le donne, pochi gli uomini. Una delle poche occasioni in cui tutte le famiglie si riunivano al completo era solo per le rogazioni, un rito che prevedeva preghiera e processione solenne con benedizione dei campi per chiedere raccolto abbondante e fertilità alla terra.
Finita la Messa la gente si preparava per andare in processione. Don Milani vide 4 uomini in cappa bianca mettersi a capo del corteo pronti con gli stendardi e domandò: “Dove vorreste andare, forse a portare i simboli religiosi in processione?” Ma se nessuno di voi si è confessato e si mostra annoiato durante la messa allora la vostra processione è una sceneggiata. Questo modo di comportarvi è un’offesa al mio Gesù, non lo fate più e smettete di venire alla Messa.”
Come ho detto precedentemente ciò che più mi ha colpito è stato il coraggio di Don Milani, ma vorrei anche accennare alla sua grande ricompensa per i tanti sacrifici, l’amore e il sostegno dei suoi amici , ad iniziare dai giovani di S. Donato, che salgono sino a Barbiana per aiutarlo nei lavori e per stargli vicino, ma anche al professore Agostino Ammannati che lo raggiungeva durante l’estate in bicicletta da Prato a Barbiana per insegnare italiano ai ragazzi oppure alla professoressa di latino Adele Corradi, che affascinata dal nuovo modo di fare scuola di Don Lorenzo, si fece trasferire in una scuola del Mugello per offrire il proprio aiuto a chi ne aveva bisogno. Vorrei anche esprimere una richiesta alla figliola Sandra: ho letto che suo papà è malato e gli rivolgiamo innanzitutto i migliori auguri di guarigione. So che però ha ancora tanti ricordi nel cuore che potrebbero diventare un altro prezioso patrimonio per tutti noi . Ecco, continui ad esortarlo affinché scriva ancora altre memorie, altre esperienze vissute con Don Milani. Per noi non potrà essere che fonte di nuovo arricchimento umano e spirituale. Concludo sottolineando ancora l’importanza di questo libro , che ci insegna in definitiva a non abbandonare i propri sogni, i propri obiettivi, i propri ideali di fronte alle più forti difficoltà della vita.