2017
5A Liceo delle Scienze Umane dell’Istituto Luca Pacioli di S.Anastasia.
Attraverso la lettura di questo libro, notiamo il vero e proprio concetto pedagogico di Don Milani che con la sua straordinaria bravura e coraggio ha saputo educare e crescere i ragazzi poveri e analfabeti attraverso anche la parola di Dio. Si parla di un Don Milani in tutta la sua prorompente e complessa umanità che nel suo vasto abbraccio comprende tutti gli stati d’animo: rabbia, delusione, paura.. emozioni e sentimenti espressi senza mediazioni con la sola preoccupazione di costruire giustizia e cercare verità. In quel periodo l’Italia era un paese appena uscito dalla guerra e la volontà di ricostruire la democrazia si scontrava con schemi e pregiudizi consolidati. La povertà e l ‘analfabetismo erano e sono tutt’oggi problemi evidenti e diffusi, e chi prometteva e promette di risolverli spesso si ferma soltanto alle parole attento a non contrastare gli interessi di chi sulle quelle sottomissioni o disuguaglianze sia politiche che culturali ha basato bupna parte del proprio potere. La chiesa era ancora conservatrice e in un tale contesto la figura di Don Milani non poteva che non risultare sovversiva in contrasto a quelle forze politiche che soltanto a parole facevano riferimento a Dio, parole che feriranno la figura di un giovane prete convinto che nella Chiesa del Vangelo la continua ricerca di giustizia e verità non possa mai sottostare a quella logica e politica. Don Milani, in una lettera al cardinale Florit, dichiara che calpestare la religione non significa calpestare la figura stessa del prete visto come educatore, ma significava calpestare anche tutti i poveri costringendoli ad allontanarsi da Dio, e quindi la chiesa non è piu’ chiesa ma solo un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Per questo Don Milani è il cuore e il nucleo pulsante della scuola popolare e usa la parola di Dio come strumenti di dignità e conoscenza, scuola che fin dai primi passi ha imposto la rottura di vecchi schemi con la novità di tenere insieme credenti e non credenti uniti dalla voglia di sapere e dal desiderio di riscatto sociale, ritenuta una innovazione da buona parte della popolazione per il motivo di porre sullo stesso piano sia i fedeli che i lontani dalla chiesa. “Don Milani dunque non va celebrato ma vissuto afferma” Gesualdi, tanto come Barbiana non è una semplice scuola ma un vivere comune, cioè un’ esortazione a seguire la proprio coscienza che sempre più ci chiama a quelle responsabilità che proprio il conformismo cercava di eludere; sappiamo anche che essere responsabili significa essere consapevoli, ovvero avere una sorta di libertà di cui Don Milani è stato un grandissimo maestro e a noi non spetta che il compito di essere almeno dei testimoni credibili. Possiamo affermare che la sua figura ha scosso in profondità le coscienze e diviso gli animi; dal niente egli fa fiorire una scuola popolare prendendosi cura degli esclusi e degli emarginati. Don Lorenzo si radica in modo sempre più profondo in quel mondo povero di parola, di futuro e di speranze, diviene prete, padre, maestro e figlio dei suoi montanari; con la scuola dona e riceve. Dona gli strumenti culturali che possiede, soprattutto il dominio della parola, per non essere più ingannati e camminare nella vita da persone libere. Abbiamo appreso da Don Milani di non arrenderci, mai , ma seguire sempre i nostri sogni affinché si realizzino e cercare di introdurre nella nostra scuola delle competenze i valori morali e culturali che egli insegnava ai suoi ragazzi in modo da raggiungere un metodo di studi migliore, ma soprattutto un metodo per vivere da cittadini liberi e attivi.