2013
Blanca è l’ultimo libro dell’autrice Patrizia Rinaldi, presentato il 25 ottobre dall’Ass. Leggimi Forte in occasione dei 10 anni di attività del centro presso la Mondadori Vulcano Buono di Nola. È una torrida estate, al commissariato di Pozzuoli vengono denunciati strani casi di sparizione a cui seguiranno il rinvenimento di una donna, Margherita, sul fondo di un cratere e di un uomo, Mariotto Trille, assassinato probabilmente per un regolamento di conti. La verità si nasconde nella famiglia Marchòv che inscena il rapimento del loro stesso figlio, invaghito della bella Margherita, moglie di Gianni Russo, che confesserà l’omicidio non compiuto dietro minacce. Il commissario Martusciello e l’ispettore Liguori fanno fatica a districare i nodi nel caldo afoso che opprime la città, verrà in loro aiuto la soprintendente Blanca Occhiuzzi, con un permanente problema alla vista che le permette di vedere solo ombre, esperta di décodage, con una forte sensibilità uditiva che le consente di percepire qualsiasi suono o rumore e soprattutto comprendere, attraverso le inflessioni di chi parla, stati d’animo, verità e ambiguità. Ancora una volta ritorna il numero Tre nell’intreccio di vicende e rapporti, immancabile – a parer mio- trattandosi del prequel di Tre, numero imperfetto (sebbene preceduto dall’uscita di Blanca). Un triangolo che insegue feeling mentali, affettivi e di attrazione di immagine, avvicinando la protagonista femminile al personaggio più cupo, ma forse anche più sensibile, l’ispettore Martusciello, definito il ciuccio di paese, di modi e stile trapassati, a cui però rivelerà il suo dramma << Per te ho vinto la maledizione di custodire il dolore >>. In opposizione a questa immagine c’è l’ispettore Liguori, aristocratico, colto e citazionista, che nei rapporti sentimentali starà sempre dalla parte di uno che resterà uno, con la capacità di accantonare una storia semplicemente traslocando da un appartamento all’ altro. Un romanzo dove si ha una cura maggiore dei personaggi, è da qui che nascono e si definiscono, più che di intreccio e di intrigo, come rivela la stessa Rinaldi e nel quale lascia solo al lettore la possibilità di arrivare a comprendere la verità dei fatti; si esulano i protagonisti dal compito di rimettere a posto tutti i tasselli, << c’è più di quello che si mostra all’ occhio >>, dice Liguori citando Auden. Ma la novità di Blanca è la sperimentazione dove, l’ultimo racconto che chiude il libro, prescinde dalla struttura del Noir ed è in queste pagine di stampo narrativo che la Occhiuzzi svela i particolari dell’incidente che l’hanno resa quasi cieca, ma svela anche il dolore e la forza che la contraddistinguono. Vivere per raccontare, ma ricordare per diventare, è questo il monito di chi cerca di ancorarsi agli ultimi attimi di una vi(s)ta vissuta in maniera nitida, un fermo immagine sui suoi tredici anni prima del buio.
Marianna Marzano