F. Appel ci racconta qualcosa di lui e di “Pesi massimi”, nuova graphic novel edita Sinnos.
“Pesi massimi” è la nuova graphic novel che segue “Cattive ragazze”, portando ancora una volta il marchio editoriale Sinnos, splendido protagonista nel palcoscenico della letteratura per ragazzi (e forse anche oltre). Il testo, un’opera firmata dallo scrittore/illustratore Federico Appel, è un effettivo concentrato di storia, variegato di quelle sensazioni, che spesso solo in libri che si trovano a confronto con il linguaggio del fumetto, si è in grado di sentire. Circa 80 le pagine in cui vengono raccontate storie di sport, razzismi, valori e medaglie, le uniche che nella vita hanno una valenza per cui valga davvero la pena di lottare fino alla fine. Il libro, mediante questi racconti, è incentrato su due parole chiave: attenzione e rispetto verso l’altro e da avere in ogni dove, sena dare troppo conto ai tanti “se”, “ma” e altre piccole particelle scarupative. La graphic novel per procedere si avvale dello sguardo di un ragazzo, da cui trapela il tutto. Un giovane in cui, una notte all’improvviso, riceve in camera sua niente meno che Mohammed Alì. Quest’ultimo inizierà a raccontargli un po’ di cose e come lui tanti altri protagonisti come J. Owens, J. Carlos, T. Smith, G. Bartali e…bè!
Un ottimo libro da assaporare in questo periodo e che nell’ultima recentissima, Fiera del Libro per ragazzi di Bologna, ha riscosso un notevole successo sia tra gli “addetti ai lavori” che fra i giovani uditori, ospiti del laboratorio condotto dall’autore. A proposito del sig. Appel, perchè non cerchiamo di conoscerlo meglio con le nostre solite, ma sempre inconsuete, curiosità?
- Innanzitutto raccontaci un po’ di te.
Sono nato a Roma, trentacinque anni fa. A scuola sono sempre stato bravo, nello sport, che ho disperatamente praticato, un po’ meno. Ho un dottorato di ricerca in Letteratura Italiana Contemporanea e ho insegnato all’Università per qualche anno Letteratura Italiana per l’Infanzia. Nel mentre, disegnavo. Ho sempre disegnato, scarabocchiato, sporcato bordi di diari e quaderni. E alla fine sono finito, un po’ così, a disegnare e a raccontare storie per ragazzi.
- È la prima volta che ti trovi alle prese con un genere come il fumetto. Che emozioni e che difficoltà hai incontrato?
È vero: è la prima volta che sono alle prese con il fumetto, ma non è la prima volta che ci penso. Intanto sono stato e continuo ad essere un grande lettore di fumetti di vario genere. E ogni volta faccio un gran guardare, studiare, imparare spero. La differenza, rispetto al lavoro dell’illustratore, è che nel fumetto biosgna mettere il movimento, e la trasformazione e il cambio dei punti di vista. E io ci ho perso un po’ di tempo, provando, ridisegnando pasticciando le pagine a volte più del dovuto, cambiando spesso idea. A differenza però dei miei due romanzi precedenti (Le memorie di Alessandro e Il sosia di Napoleone, Nuove Edizioni Romane) in cui raccontavo storie tenendomene ben lontano e utilizzando l’ironia come arma e metro di distanza, il fumetto in questo caso ha favorita l’identificazione (non richiesta) con le storie che raccontavo. E quasi mi commuovevo da solo. Strano.
- La scelta di soffermarsi su queste personalità d’ambito sportivo è stata dettata da un amore particolare verso lo sport?
Sì. Io sono un grande appassionato di sport: ho sempre praticato sport e ho sempre sognato di compiere imprese epiche con i miei muscoli. La cosa non è riuscita benissimo, nonostante io abbia sperimentato diverse discipline (a calcio, sono sempre stato un disastro, per il basket non ero abbastanza sciolto, di pallavolo non parliamo. Con l’atletica ho avuto un amore appassionatissimo ma ricambiato a metà, e poi canottaggio, canoa, ciclismo, nuoto, triatlon, dragon boat). Ma mi è sempre piaciuto guadare lo sport, leggere storie di imprese, sfide, difficoltà da superare. Lo sport, a prescindere dalle idee dei suoi protagonisti, contiene in sè mille storie ed è una forma di epica moderna quasi, di sfida da far vedere agli altri, racontare ai nipoti magari.
- Se ti arrivasse nuovamente una proposta come questa, l’accoglieresti con piacere? E soprattutto, quale altro mondo ti piacerebbe analizzare?
Non lo so. È vero che lo sport contiene tante storie, ma è anche vero che mi piace sorprendere e sorprendermi nelle storie che scrivo e disegno. Lo sport può essere raccontato da molti lati: se lo raccontassi ancora, proverei a farlo con una chiave del tutto diversa (un giallo sportivo magari, oppure sport ed enigmistica…).
Un mondo che mi piacerebbe raccontare, conservando la mia ironia, è quello della matematica dove ci sono storie, come ad esempio quella di Galois o di Ramanujan, per me fascinose e piene di possibilità narrative.