Ricordando il workshop di giornalismo con Z. Dazzi
18th May

2014

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Ricordando il workshop di giornalismo con Z. Dazzi

Il progetto “Leggere: Liberi di Volare”, promosso dal centro Leggimi Forte si è appena concluso, culminando in un workshop finale sul giornale e sulla figura del giornalista. Sabato 17 maggio nell’auditorium della scuola Mauro Leone si è svolta questa amatissima chiacchierata che di sicuro avrà un respiro profondo e duraturo. Protagonisti, tanti ragazzi dell’area vesuviana uniti da una grande passione: il Giornalismo. Quello vero, incondizionato e puro. Madrina d’eccezione, la giornalista/scrittrice milanese Zita Dazzi (La Repubblica). Una donna carica di sogni, ideali ma dotata anche di un certo senso pratico. Zita, dal lontano 1989 dove si occupa di cronaca, tematiche a sfondo sociale, immigrazione, disagio economico e di questioni religiose.

«Sfatiamo innanzitutto il mito che il giornalista guadagna cifre spropositate – ha incalzato la Dazzi – prima di arrivare a lavorare con una redazione c’è tutto un lavoro fatto di inchieste sul campo, di ricerche e tanta gavetta. Diverse testate famose a livello nazionale sono in difficoltà economica, ma non sottovalutate affatto le potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione. Sui siti internet le notizie vengono diffuse ad una velocità impressionante, facendo registrare grandi numeri alle testate stesse». La prima parte del face to face ha riguardato infatti le modalità da seguire per tentare la scalata nel mondo del giornalismo, i sacrifici incontro ai quali andare, i settori tematici ancora da scoprire e scandagliare. Poi si è parlato di deontologia professionale, con la Dazzi che ha portato a conoscenza dei presenti diverse storie di vita vissuta. Dopodichè un ampio spazio è stato dedicato alle nuove forme di diffusione delle notizie, «visto che la maggior parte dei contatti i giornali li stanno facendo attraverso le notizie che girano sui siti. Video e foto in presa diretta fanno la differenza – ha aggiunto l’esperta giornalista milanese.

Il testimone è stato poi ceduto ai giornalisti presenti in sala, che hanno rivolto diverse domande alla Dazzi; c’è chi ha raccontato la propria esperienza sul campo, ma sono arrivate anche diversi interrogativi relativi al futuro della carta stampata, dei suoi attori principali e sul perché di alcune scelte editoriali che, spesso e volentieri, lasciano stupiti i più. «Quando c’è un attacco ad un collega – dice la Dazzi – il mondo del giornalismo è un settore abbastanza compatto. Bisogna sempre denunciare ciò che accade, anche quando ciò accade su territori difficili. Ho girato spesso per campi rom o zone-calde della periferia lombarda e nei primi tempi c’era un po’ di paura. Poi, con il passare del tempo, ci fai l’abitudine. Coraggio? Per fare questo mestiere ne occorre tanto e serve anche avere tanta sete di conoscenza». A margine della giornata i presenti hanno ricevuto un attestato.

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